Una settimana prima della partenza, la moto è stata portata nell’officina “ La Guzzi Service “ per un controllo generale e il cambio di olio e filtro.

La partenza è avvenuta alle ore 06.00 del 14 u.s. e sono riuscito a partire in orario perché la moto era stata caricata la sera prima, il viaggio è stato tranquillo, il percosso stabilito prevedeva: Raccordo Anulare, Roma – Fiumicino, Autostrada A12 fino a Civitavecchia e poi Aurelia, recuperata una coppia di amici Senesi a Gavorrano, abbiamo proseguito per Rosignano dove abbiamo ripreso la A12 fino al bivio con la A15 raggiungendo Bareggio per un totale di 680 Km.

Dopo una serata a Magenta organizzata dal locale Motoclub, eccoci pronti l’indomani mattina per iniziare l’avventura: i partecipanti sono 31 e le moto 20, fra queste solo due Guzzi, la mia e l’EV degli amici senesi, le altre sono Honda, Kawasaki e BMW, certo mi sento in soggezione davanti a tanta potenza e gioventù (infatti sono moto al massimo di 5 anni) ma so che posso contare sulla forza dell’esperienza della mia “Vecchia”.

La tappa di oggi ci porta da Magenta a Thionville per un totale di 671 Km, attraverso la Svizzera alla quale dobbiamo pagare una tassa di 30.00 Euro per il transito in autostrada, e poi la bellissima campagna Francese fino alla nostra meta. Il tempo è buono fa molto caldo e il morale è alto per la nuova avventura, l’unica nota stonata è il passaggio sotto la galleria del San Gottardo, 17 km di galleria a doppio senso di marcia dove NON puoi superare gli 80 km/h e NON puoi sorpassare, una vera tortura per il caldo asfissiante e il rumore.

Arrivati in albergo, doccia e poi tutti a cena. Il giorno successivo dopo un’ABBONDANTE colazione, di nuovo in viaggio perché oggi ci aspettano solo 365 Km per arrivare a Zeebrugge (Belgio) attraversando il Lussemburgo, dove ci imbarcheremo sul traghetto che ci porterà al porto di Rosynt, purtroppo il tempo inizia a perturbarsi e infatti appena saliti a bordo un violento temporale si abbatte sulla nave ancora alla fonda ma noi siamo già al coperto, però questo non ci rassicura e abbiamo ragione.

Il traghetto è bello, le cabine un poco “claustrofobiche” ma la compagnia è buona e dopo una cena luculliana ci ritiriamo per riposarci visto che siamo solo all’inizio del viaggio e ci aspettano ancora tanti Km. Sbarcati in Scozia, dopo appena 22 Km eccoci ad Edimburgo dove ci fermeremo 2 giorni.

La città e stupenda e si possono visitare parecchi monumenti tra i quali Il Castello e la residenza della Regina quando si reca in visita alla Città. Il tempo non è clemente, pioviggina e fa freddo e mentre noi giriamo imperterriti per la città vestiti con abiti autunnali, gli “aborigeni” sono in maniche corte e sandaletti. Rimaniamo estasiati, come già detto dalle bellezze della Città ma la stessa cosa non possiamo dire della cucina, anche perché alle 18:00 tutti i negozi chiudono ed i Pub si riempiono di gente, e per trovare posto per “mangiare” è problematico.

Partiti da Edimburgo Venerdì 20 dopo 210 Km, eccoci ad Aberdeen, passando per Perth, Forfar, Montuosee Stonehaven, durante il percorso, visitiamo il castello di “Glamis” (notevole) e quello di “Dunnotar” (visto uno, visti tutti). Purtroppo non possiamo visitare la cittadina perché domani mattina ci aspetta un altro trasferimento. La mattina dopo il cielo è plumbeo e noi, “scafandrati” affrontiamo i 198 Km che ci porteranno ad Inverness, durante il tragitto ci fermiamo alla distilleria “Glenlivet” dove dopo una visita guidata allo stabilimento ci viene offerta (ragione della nostra visita) una (udite udite): degustazione gratuita.

Proseguendo verso Inverness, non possiamo esimerci dal visitare il sito della battaglia di Culloden dove nel 1796 i Giacobiti (Scozzesi) combattendo per la propria indipendenza, vennero sconfitti dagli Inglesi, comandati da William Augustus soprannominato, a fine battaglia “il macellaio” a causa dell’enorme quantità di scozzesi uccisi. Il luogo si presenta come un’immensa pianura, da un lato il campo degli Inglesi, abbandonato alle erbacce, perché a detta del vecchio guardiano “concimare la terra è l’unica cosa che gli inglesi sanno fare bene” e dall’altro, una foresta, tenuta in condizioni di pulizia ed ordine incredibili, dove si erano attestati gli Scozzesi. La battaglia fu così cruenta che alcuni Clan Scozzesi scomparirono definitivamente essendo morti tutti i rappresentanti maschi.

Durante la nostra visita molti sono stati gli Scozzesi, nel loro abito tradizionale, che abbiamo visto passeggiare sul sito della battaglia e dirigersi verso la foresta, evidentemente il senso di indipendenza dall’Inghilterra è ancora forte. Sarà romanticismo ma visitando quel luogo e vedendo le persone che a distanza di tanto tempo ancora lo visitano, mi sono commosso, facendo miei i loro sentimenti. La mattina dopo, domenica 22,è prevista la circumnavigazione del “Loch Ness” ma a causa del cattivo tempo (siamo sempre vestiti in abiti autunnali, molto consoni ad una vacanza in moto) optiamo per la navigazione in motonave dello stesso per raggiungere il “Castle Urquart” , scenografico insediamento sull’omonima baia risalente al 1300.

Tutti gli occhi sono puntati sulla superficie del lago nella speranza, poi rivelatasi vana, di vedere Nessy, che poi abbiamo saputo non è potuta apparire perché aveva già un appuntamento per una visita di controllo data l’età. L’indomani mattina, ci apprestiamo a percorrere i 296 Km. che ci consentiranno di visitare l’isola di Skye. Durante il percorso ci sono le visite ai castelli di Eilean Donan e Dunvegan Castle e in serata si arriva a Kyleakin dove pernottiamo nell’unico albergo disponibile, forse risalente agli anni 30.

Il paese è piccolissimo ed un tempo sarà stato abitato solo da pescatori mentre oggi tutto ruota attorno al turismo. La mattina ci svegliamo con un bel sole che nel giro di due ore sparisce sotto una coltre di nuvole e quindi siamo costretti a partire di nuovo con la tuta da pioggia per percorrere i 284 Km. che ci separano da Glagow. Il paesaggio che attraversiamo è forse quello più bello visto fino ad ora, si tratta di una serie di montagne non molto alte ma percorse da una strada molto panoramica che ci offre degli scorci mai visti.

Le moto vanno tutte bene a parte 3 forature occorse ad una BMW e a due Nipponiche, ma per loro fortuna non hanno le camere d’aria e quindi possono ripararle sul posto, io stingo perché pur avendo una camera d’aria di scorta in caso di forature in mezzo alle montagne dove lo trovo un gommista? Ma grazie a San Carlo Guzzi, ciò non avviene e quindi posso proseguire. Strada facendo ci fermiamo in un area di sosta perché a 10 mt. ci sono due alci che pascolano liberamente, fregandosene dei turisti che armati di ogni attrezzo di riproduzione le ritraggono.

Non faccio in tempo a spegnere il motore che vengo affiancato da un signore che in perfetto dialetto Toscano mi fa “Oh via ma l’è proprio arrivata fin qua? Bella la mì Guzzi, l’ho riconosciuta prima ancora di vederla” e così abbiamo saputo che era l’autista di un gruppo di Senesi che erano anche loro in Scozia, baci e abbracci tra gente mai vista (cose che facciamo solo noi Italiani quando siamo all’estero e incontriamo un connazionale) e finalmente abbiamo potuto bere, dopo giorni di “ciofeca” un vero caffè fatto con la macchinetta Lavazza che avevano sul pullman. Ripresi il viaggio ognuno per la propria meta, la sera arriviamo a Glasgow dove piove e fa freddo.

L’indomani mattina è prevista una gita all’isola di Arran ma a causa degli orari dei traghetti non confacenti al nostro ruolino di marcia, optiamo per la visita alla città la quale mi lascia molto deluso, non ha nulla della vecchia Glasgow, infatti è una città piena di università e l’unica cosa antica rimasta è la cattedrale dedicata al patrono della città San Mungo, costruita nel 1136 e sopravvissuta alle devastazioni degli Anglicani. Il giorno dopo, data della partenza che con 98 km. ci porterà nei pressi di Edimburgo per l’imbarco verso il Belgio, PIOVE e tale tempo ci perseguita fino all’imbarco su traghetto che avviene alle ore 16.00. Saliti a bordo finalmente possiamo disfarci di tutta l’attrezzatura antipioggia e riposarci. La notte purtroppo non è delle più tranquille a causa del mare mosso e l’indomani mattina allo sbarco non tutti hanno riposato, compreso il sottoscritto, e qualcuno si è anche sentito male, ma bisogna partire perché dobbiamo affrontare 563 Km. per arrivare a Strasburgo sfiorando Bruxelles e Metz.

Arrivati per l’ora di cena ci corichiamo presto perché l’indomani mattina nei 443 km che dobbiamo percorrere è anche compreso il passo del San Gottardo che decidiamo di affrontare per evitare 10 km. di fila e l’incubo della galleria. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Lesa, sul lago maggiore, dove è in corso il TTN 2007, al quale partecipiamo dopo una calorosa accoglienza da parte degli organizzatori per l’impresa realizzata.

Il giorno dopo fatti i dovuti saluti ai 31 partecipanti ognuno riprende la propria strada e a noi ci aspettano ancora circa 600 km per arrivare a Roma.

Alla fine del Tour il contachilometri parziale segna Km 5035 che sentiamo tutti, soltanto Lei la vecchia California classe 1986, da alcuni partecipanti al Tour soprannominata il “trattore”, sembra non accusare la stanchezza. L’indomani mattina dopo un lavaggio e un cambio olio, si riposa nel suo Box sfottendo le altre consorelle che sono rimaste a casa, mentre Lei si è sentita anche solo per 15 giorni la regina dell’Europa.

Aquila Ribelle