Preso il raccordo anulare abbiamo proseguito per la Roma – Civitavecchia poi tutta l’Aurelia fino a Rosignano Marittima, poi l’A12 fino a Genova e da qui l’autostrada fino ad Alessandria per poi proseguire per l’autostrada per Torino uscendo ad Asti. Come vi ho detto ero entusiasta delle nuove conoscenze che avrei fatto al mio arrivo all’Hosteria Bastian Contrario e quindi i miei pistoni marciavano speditamente anche se il caldo cominciava a farsi sentire ma io, forte della mia esperienza camminavo speditamente anche perchè il mio padrone mi faceva marciare tranquillamente senza chiedermi prestazioni da “ ragazzina”.
Arrivata a destinazione, mentre mi riposavo in garage, i miei padroni ( non ve l’ho ancora detto ma altre a “ Aquila Ribelle” c’era anche la sua signora) prendevano posto in albergo, dove dopo una salutare doccia, andavano a cena facendo la conoscenza con gli altri 17 equipaggi ( infatti in garage eravamo in 18) ma a causa del buio non ho potuto vedere di che consorelle si trattava. La mattina, ho saputo che hanno fatto un’ottima cena ma che non hanno dormito bene a causa del gran caldo. Alzatisi di buon mattino, mi hanno caricato per riprendere il viaggio e mentre lo facevano ho potuto vedere quali sarebbero state le mie compagne di viaggio, non vi dico lo stupore nel trovarmi in mezzo a tanta gioventù, infatti io “classe 1986” potevo considerarmi la nonna di tutte le altre, ma soprattutto stupita nel non trovare in mezzo a loro neanche un’altra AQUILA infatti erano quasi tutti BMW e Honda. Certo sul momento sono stata sconcertata ma poi riflettendo sulla mia esperienza mi sono rassicurata anche perché il mio padrone non aveva occhi che per me pur in mezzo a tanta gioventù. Il viaggio verso la Francia ha così inizio prendendo A32 che passando sotto la “ Sagra di San Michele” ci conduce verso il passo del Monginevro, il paesaggio è quello conosciuto dell’alto Piemonte fatto di montagne e castelli arroccati, ma passati in Francia sono rimasta un po’ delusa dal paesaggio che immaginavo simile al Trentino e invece i paesi sono meno curati dei nostri, mentre la strada sale il caldo che ci ha fino ad ora accompagnati ci abbandona e quando arriviamo al passo di Col Di Lautaret a quota 2058, l’aria è un po’ più fresca e respiriamo meglio. Ci fermiamo di fronte al rifugio fatto costruire dagli abitanti per ricordare il passaggio di Napoleone dopo la Sua fuga dall’Elba, e dopo aver mangiato qualcosa i miei padroni si rimettono in viaggio verso Grenoble meta dalla sosta notturna dove arriviamo accompagnati da una leggera pioggia. La mattina seguente ci alziamo di buon mattino e dopo una pulitina al parabrezza, eccomi di nuovo pronta per una nuova avventura, i km. previsti per oggi sono pochi e quindi l’andatura è molto rilassante, la strada si snoda in mezzo a due viali di coltivazioni a noci e così sappiamo che in Francia c’è una notevole produzione di olio di questi frutti; la cosa ci incuriosisce perché non avevamo mai sentito parlare di questo prodotto. Dopo questa scorpacciata di noci eccoci arrivare a Ponte-en-Royans, caratteristico villaggio del 1500 famoso per le case sospese sulla valle. Ripartiti affrontiamo una strada letteralmente tagliata nella roccia che dopo qualche chilometro ci porta al sito del “Memorial du Vercors” luogo dove nel 1944 si svolse la più importante battaglia dei Maquis ( partigiani francesi ) contro i nazisti. Il posto è immerso nel più profondo silenzio ed è quasi un sacrilegio il rumore dei nostri motori e dopo aver reso omaggio a questi eroi che hanno dato la loro vita per la nostra libertà riprendiamo il viaggio verso Grenoble, e strada facendo ci fermiamo al castello di Sassenage per una visita. Questo maniero del 1600 è immerso in un enorme parco e la visita interna è molto istruttiva e così veniamo a sapere che già nel 1600 i francesi avevano inventato il bidet ma che nel passare degli anni hanno perso l’abitudine di adoperarlo, anche le cucine destano la nostra ammirazione per la loro grandezza e l’accuratezza delle stoviglie.
Voi vi domanderete come faccio a sapere tutte questa cose a causa della mia sosta sotto un fresco albero mentre i miei padroni facevano il giro del castello, ma si da il caso che essendo considerata una di famiglia, ogni volta che tornano da una visita, alla quale non ho potuto partecipare, per ovvi motivi, mi raccontano tutto. Ripreso il viaggio torniamo all’albergo e dopo una doccia, i miei fanno una visita alla città di Grenoble lasciandomi a riposare insieme alle altre nel parcheggio dell’Hotel.
La città è molto bella, la parte vecchia ben conservata, ma la cosa più spettacolare è la” ovovia “ che porta fino alla sommità del castello che domina la città e dal quale si ha una vista complessiva della stessa. A notte fonda i miei si ritirano non certo prima di avermi dato la buonanotte, cosa che mi rende molto orgogliosa perché non tutte le altre partecipanti al tour ricevono le stesse accortezze. La mattina seguente eccoci di nuovo in viaggio per raggiungere Clermont-Ferrand, sono 289 chilometri di trasferimento, in parte fatti sotto una pioggia insistente che ci obbliga ad un’andatura prudenziale a causa delle strade scivolose, durante il percorso ci fermiamo nella cittadina di Thiers, nota per essere la città dei fabbricanti di coltelli, infatti cene sono di tutti i tipi e di tutti i prezzi, il centro storico è caratterizzato da case costruite in struttura di legno e con la “tamponatura” realizzata in mattoni. In serata arriviamo alla nostra meta, la cittadina di Perignat-les-Sarlieve dove finalmente facciamo un pasto abbondante e soddisfacente.
La notte passa tranquilla anche se io devo pernottare all’aperto, infatti l’Hotel non dispone di garage, ma la mattina dopo Aquila mi dà un’asciugata prima di ripartire, infatti la notte ha un po’ piovuto e mi sono bagnata. Anche questa è una giornata di trasferimento per giungere a Sarlat la Caneda dove finalmente resteremo 3 notti, cosa che mi allevia un po’ infatti dovete sapere che quando viaggio a pieno carico, cioè io,il mio equipaggio e le borse, porto a spasso circa 550 kg, cosa non indifferente per una della mia età. Il viaggio scorre veloce e durante il percorso ci fermiamo a Gimel nota per le celebri cascate molto belle ma faticose per raggiungerle, e per il ricco tesoro della sua chiesa.
Nel primo pomeriggio arriviamo a Sarlat e mente io riposo, finalmente in un garage, i miei vanno, a piedi, in visita alla cittadina il cui nucleo medievale è perfettamente conservato e dove mangiano dell’ottima carne servita cruda su una pietra “ollare” bollente che devono cuocersi secondo i propri gusti. La partenza, come tutte la mattine è alle ore 09.00 e la nostra destinazione è Roccamadur. Il viaggio è tranquillo, attraverso la campagna francese ben tenuta e coltivata, così dopo 55 km. arriviamo a destinazione e mentre io mi riposo sotto un’albero, i miei prendono un trenino su gomma che li porta all’ingresso della cittadina arroccata sul canyon dell’Alzour, che è divisa in tre parti, la più bassa è il borgo composto da due file di case ai piedi del roccione, dalla città religiosa, dove è conservata l’effige della Vergine Nera che si raggiunge tramite una ripida scalinata e infine proseguendo lungo un sentiero boschivo adattato a via Crucis, si arriva al Castello del secolo quattordicesimo posto sul punto culminante dello strapiombo. Rientrati in albergo, mentre mi riposo in garage, discutendo con le altre partecipanti sugli avvenimenti della giornata, i miei padroni si recano di nuovo nel centro di Sarlat dove sono in programma per la serata degli intrattenimenti di piazza.
Alle 9.00, del giorno dopo, come al solito eccoci di nuovo in marcia: oggi il viaggio è di soli 81 km. pertanto è una passeggiata che ci porta alla visita del sito preistorico della Grotta di Lascaux II, considerata la “ Cappella Sistina della preistoria”. Arrivati sul posto, veniamo a sapere che la grotta che si visita è una copia dell’originale, infatti questa è chiusa a causa dei danni arrecati alle pitture dal forte afflusso di visitatori, ormai ci siamo e accettiamo di visitare la “ crosta “ ma veniamo a sapere che i biglietti d’ingresso non si fanno sul posto ma al paese vicino, pertanto un volontario torna indietro per acquistarli. La visita si svolge in un buio più assoluto per valorizzare al massimo le pitture copiate che sono veramente spettacolari se si pensa che gli originali, sono stati eseguite da uomini preistorici, ma la gioia della visita è un po’ contenuta sapendo che se pur uguali le figure che stiamo ammirando sono delle copie. Ovviamente non si possono fare foto e una volta usciti ci dirigiamo verso” La Roche Saint Cristophe” sito preistorico attestato in una sporgenza della roccia tipo i “ pueblo “ degli indiani d’america in seguito abitato anche nell’era medievale.
Al rientro il mio meritato riposo in garage mentre i miei padroni tornano a Sarlat per la cena.
Il giorno successivo si parte per visitare la “ Gouffre de Padirac “ immensa voragine di 103 mt. di profondità dal cui fondo parte una galleria che si inoltra nelle viscere della montagna fino alle rive di un fiume sotterraneo da percorrere per un piccolo tratto in barca (che sfocia all’aperto dopo 19 km. di percorso) per poi proseguire a piedi facendo un giro della grotta e riprendere la barca per guadagnarne l’uscita. E’ stata una visita veramente emozionante che consiglio a tutti coloro che ne hanno la possibilità di farlo. Rientrati in hotel si va a letto relativamente presto perché l’indomani ci aspetta un trasferimento do 465 km. per raggiungere la città di Nimes considerata per i suoi monumenti la “ Roma Francese”, ovviamente la più preoccupata sono io perché dovrò farli a pieno carico e ad una velocità sostenuta visto che si viaggerà in autostrada. Eccomi sveglia di prima mattina e dopo essere stata caricata si parte per Nimes dove si arriva nel primo pomeriggio dopo un’estenuante viaggio sotto il sole e all’arrivo mi riposo sotto l’ombra di un fresco albero mentre i miei dopo una doccia vanno a fare una visita alla città, la quale a parte i resti della dominazione romana,non presenta grande interesse.
Il giorno dopo, per essere un po’ più liberi di muoversi, i partecipanti al Tour decidono che la visita alla Camargue è meglio farlo in pullmann e anche se noi ( io e le mie consorelle) protestiamo vivacemente perché in fondo siamo venute anche per questo, loro ci lasciano in albergo e partono per la meta del viaggio, il cielo è minaccioso di pioggia, ma la strada che percorrono, in mezzo agli acquitrini, gli consente di vedere parecchi animali selvatici, nonché parecchie mandrie di cavalli e di tori. Durante una sosta una libellula entra nel pullman e va a posarsi sulle dita della mia padrona restando ferma per farsi fotografare come una diva. Arrivati a Sainte Marie de la Mer, il pulmann si ferma per consentire ai partecipanti la visita della cittadina che si presenta molto graziosa con le sue case bianche e basse, i vicoli stretti e ben tenuti la cui vita ruota intorno al santuario dedicato alle tre marie ( Giacoma, Saloma e Sara ) che secondo la tradizione nel 40 d.c. sono qui approdate dopo la fuga dalla Palestina per fuggire alle persecuzioni contro i cristiani. La tomba di Sara e la Sua statua, che si trovano nella cripta della “chiesa- fortezza” sono venerate particolarmente dai Gitani che ogni anno a fine maggio e fine ottobre vengono in pellegrinaggio da tutto il mondo.
Altra bella cittadina che si trova in Camargue è Aigues Mortes città fondata nel 1200 da San Luigi IX, circondata da una cinta muraria con 10 porte , dalla quale alla fine del 1200 lo stesso santo partì per le crociate.
Nel tardo pomeriggio eccoli rientrare tutti in albergo ma ci trovano tutte un po’ imbronciate visto che pure noi avremmo voluto partecipare alla visita.
La tappa del giorno seguente è molto corta visto che oggi dobbiamo percorrere solo 95 km. per raggiungere Avignone antica città che lega la Sua storia alle note vicende del papato e che vive ancora su di queste. Sarà per la stanchezza del viaggio che comincia a farsi sentire, o dall’eccessivo caldo che è arrivato la città non accende particolarmente l’entusiasmo dei visitatori, a parte il palazzo Papale, il ponte romano costruito sul Rodano di cui restano solo 4 della 22 campate originali e i giardini che alleviano, in parte la calura, con la sottostante “ vigna papale ".
Come ho già detto il rientro è frettoloso, infatti dato il forte caldo,non vediamo l’ora di metterci noi al riparo del sole e i nostri conduttori sotto la doccia.
Eccoci pronti, l’indomani mattina, carichi di tutto punto, per un’altra marcia di trasferimento che ci porterà da Nimes a Draguignan . Durante il viaggio all’improvviso, a metà del tragitto, immersa in campi di lavanda appare l’Abbaye de Sènanque, posto inimmaginabile per la semplicità della struttura architettonica dell’abbazia e per le piantagioni di lavanda a perdita d’occhio. Arrivati alla meta del viaggio di trasferimento, finalmente ci riposiamo nel garage dell’albergo mentre i miei fanno un giro nella parte vecchia della cittadina che si trova sui fianchi di una collinetta che domina la parte nuova.
Come vedete dalla foto, dopo una pulitina, eccoci pronti per la meta clou del nostro Tour: la visita alle gole del Verdon. Il percorso, quasi ad anello, ( infatti da un punto in alto si scende fino al piede della “falesia” per poi risalirvi dall’altra parte) è composto da una serie infinita di curve con visuali che si aprono su un fiume che scorre in fondo alla “falesia” alta fino a 700 mt. Lo spettacolo è da mozzafiato e ti fa restare a bocca aperta pensando che i capolavori realizzati dagli uomini, nella sua storia, sono nulla rispetto a quelli che ha fatto la natura.
Sulla strada del ritorno, ci fermiamo nei pressi della città di Draguignan per visitare un “Dolmen”.
La sera a cena, salutiamo la compagnia perché a differenza degli altri, noi domani mattina partiremo di buonora visto che per arrivare a casa dobbiamo fare circa 800 km. Eccomi così l’indomani mattina, di nuovo carica come un mulo, pronta per tornare a casa, il tempo è bello, l’aria è fresca, e sono tranquilla perché sò che “Aquila” affronterà il viaggio con discernimento senza chiedermi prestazioni da “ supermoto “. Quando arriviamo, dopo 10 ore di viaggio e quattro soste, “ Aquila “ prima mi fa una serie di foto e poi mi bacia delicatamente sul serbatoio ringraziandomi per la mia costanza. L’indomani mattina eccomi dal fido Gianni il quale mi controlla l’olio e sentenzia che ne ho consumato meno di mezzo litro in 4076 Km.
CONSIDERAZIONI
Il viaggio è stato pesante in quanto la maggior parte delle strade sono state di montagna e io non sono nata per il “ misto stretto” ho bisogno di strade larghe e curve ad ampio raggio per esprimere tutte le mie potenzialità, comunque come dice “ Aquila “ “ho fatto il mio dovere e non ho sfigurato davanti alle altre partecipanti al Tour”. Per la cronaca ho consumato, in benzina l’equivalente di 337 euro e mentre ora mi riposo insieme alle mie, “consorelle Guzzi”, a tutte Voi invio un “ ARRIVEDERCI A PRESTO”